La domanda più ricorrente in ambito aziendale probabilmente è:
“In quale modo si possono tagliare o quanto meno ridurre i costi?”
Non sempre l’argomento è affrontato nella giusta prospettiva. Ne consegue che i risultati possono portare l’azienda a infilarsi in un circolo vizioso.
Il tema della riduzione dei costi di solito è valutato in ottica prettamente contabile: la logica prevede l’ordinamento delle voci di costo che incidono in misura maggiore sul fatturato per poi trovare il modo di aggredirle. In sostanza si tratta della classica analisi di Pareto.
Fino a questo punto nulla da dire in quanto si sta semplicemente applicando una tecnica di buon senso. Il vero problema è che da tale analisi normalmente emergono le seguenti considerazioni:
- fatturiamo troppo verso quel fornitore… bisogna trovarne uno più economico;
- la materia prima è troppo cara… troviamo qualcosa di meno costoso;
- determinati servizi non sono necessari … devo essere rimossi;
- i dipendenti devono lavorare più velocemente … mettiamo controlli più stringenti
- i costi del personale sono elevati … ridurre i dipendenti
Questo tipo di “cura”, se non strettamente necessaria, è costituita da interventi che conducono inesorabilmente alla diminuzione del livello di servizio e della qualità del prodotto; Riducono i costi senza però avere alcun effetto su ciò che realmente conta: il “valore aggiunto” ed il “rendimento”. Inoltre, spesso si generano anche climi poco sereni attivando un circolo vizioso dal quale potrebbe essere difficile uscirne.
Quale direzione quindi converrebbe prendere?
Possono esistere diverse soluzioni, da scoprire caso per caso a seconda dell’azienda e del suo ambito di operatività. Fattore comune per qualsiasi scelta è rappresentato dalla ricerca e dall’eliminazione degli sprechi valorizzando sempre e comunque il proprio personale. In tal modo si aggrediscono le voci che erodono la profittabilità ma mantengono il valore del prodotto ed il servizio al cliente.
La ricerca degli sprechi è l’elemento fondamentale secondo la logica “Lean”, che consiste nella sua forma più elementare nell’eseguire una mappatura dettagliata dei processi con l’ausilio di apposite metodologie e conseguente distinzione in tre tipi di attività:
- a valore aggiunto
- a non valore aggiunto ma necessarie
- a non valore aggiunto
e in seguito eliminare tutto ciò che corrisponde alla terza voce. Ed ecco che un primo step è fatto … Ma non ci si deve fermare!
Una grossa fetta di redditività può e deve essere recuperata dall’ottimizzazione delle prime due voci dell’elenco. In questa attività arriva in aiuto la metodologia “Six Sigma”.
Per il recupero della competitività bisogna essere capaci di valutare gli aspetti con un’ottica diversa rispetto a quella a cui si è abituati. Mettere in discussione le proprie idee ed affrontarle anche da un diverso punto di vista.
A differenza dei “tagli”, con i quali si possono ottenere riduzioni di costo immediati, con i metodi di miglioramento parliamo di un percorso di crescita che può iniziare in piccolo per poi espandersi in modo trasversale a tutta l’azienda. Un cambio di mentalità che può avvenire solo se appositamente supportato e divulgato all’intera struttura organizzativa, tale per cui chiunque possa sentirsi parte integrante del progetto. Si attiva così un circolo virtuoso che si autorigenererà portando benefici in modo continuo e progressivo senza dove ricorrere ad azioni d’impatto che, come tali, possono avere effetti indesiderati.
Il recupero della competitività è quindi un percorso, non privo di insidie, che deve essere stabile nel tempo. La somma continua di piccole attività e semplici passi che si ripetono costantemente:
… La classica goccia che riempie il mare.